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Estrazioni dentali ed ortodonzia: sì o no?

Le problematiche relative alle malocclusioni ortodontiche possono richiedere in alcuni specifici casi estrazioni di denti sani per poter risolvere il caso e donare al paziente il sorriso più estetico e funzionale possibile.

Quando sono necessarie queste estrazioni? 

Nel lontano passato, si ricorreva a terapie estrattive per fini ortodontici molto spesso, in quanto i dispositivi ortopedici di espansione mascellare e le tecniche di recupero dello spazio in arcata erano poco conosciuti e in molti casi totalmente ignorati dalla maggioranza delle figure professionali che si dedicavano alla cura delle malocclusioni ortodontiche.

Oggigiorno, in seguito allo sviluppo di numerose tecniche di recupero dello spazio e grazie all’ortopedia che viene svolta sui pazienti in crescita, è possibile ridurre notevolmente il numero di pazienti che devono ricorrere ad estrazioni dentali con finalità ortodontiche.

Notevolmente, ma non del tutto.

Si stima infatti che circa il 10-15% dei pazienti che intraprendono un percorso di terapia ortodontica necessitino di estrazioni dentali. Questi pazienti in linea di massima appartengono a due categorie, ma in base al caso è possibile dover ricorrere ad estrazioni specifiche anche per altre tipologie di malocclusioni, soprattutto in pazienti adulti che devono ricorrere ad un intervento combinato di chirurgia maxillo-facciale ed ortodonzia.

Abbiamo dunque:

  • pazienti con affollamento severo delle arcate dentali (oltre gli 8-10 mm di necessità di spazio);
  • pazienti con biprotrusione scheletrica e dentale del profilo (le labbra si trovano oltre la tangente naso-mento).

La decisione e la scelta di quali denti estrarre spetta all’odontoiatra specialista in ortodonzia, in quanto è necessario avere uno studio del caso prima di affrontare una qualunque terapia ortodontica, volto ad analizzare in modo chiaro e preciso tutte le sfaccettature della malocclusione da trattare. Uno studio ortodontico prevede l’acquisizione di:

  • esame clinico accurato per valutare lo stato di salute dei denti e dei tessuti parodontali di sostegno;
  • impronte per la realizzazione di modelli di gesso, su cui saranno studiate le arcate dentali e sarà realizzato l’esame della discrepanza dento-alveolare, in modo da quantificare in millimetri lo spazio necessario per la risoluzione del caso;
  • fotografie del viso e delle arcate dentali;
  • ortopanoramica e teleradiografia laterale del cranio, su cui sarà eseguito l’esame cefalometrico per quantificare nel modo più preciso possibile la severità della malocclusione.